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Ci sono poche cose che mi vengono veramente bene, una di queste non è collegare le cose.

La prima volta che mi sono messo alla prova con questa insidiosa disciplina, è stata in occasione degli esami di maturità.

Ve li ricordate i temibili “collegamenti” vero?

Oggi li chiamano link, ma sono sempre la stessa cosa.

Nello scrivere la tesina della maturità, l’elemento su cui i professori dicevano di puntare erano i collegamenti interdisciplinari, che ne so, riuscire a passare con disinvoltura dall’adenosintrifosfato, il micidiale ATP, alla metafisica, per concludere con le tre leggi di Keplero.

Ricordo di non essermi mai impegnato più di tanto nel farlo, il tempo che dovevo dedicare a loro l’occupavo a sviluppare la teoria secondo cui si dimostra molta più elasticità mentale nel passare da un argomento all’altro, D’EMBLÈE, invece che ad arrampicarsi sugli specchi, cercando di convincere i professori che De Chirico avesse bisogno di molta energia per dipingere mondi fantastici in cui il sole non era il fuoco dell’orbita della terra.

Teoria a cui, in tutta onestà, non ho mai creduto per un istante, ma che si è rivelata perfetta per svolgere il suo vero ruolo: l’auto-assoluzione.

Così oggi avevo queste due cose che si inseguivano tra i miei pensieri seduto sulla poltrona del barbiere, ed erano Thierry Henry e i Weakerthans.

Come collegare il protagonista di quella che si candida a diventare la storia sportiva del 2012 ad una band canadese il cui leader si appresta a pubblicare un disco che si candida a diventare la storia musicale del 2012?

Non ne avevo idea.

Per dimostrarvi quanto io sia scarso nella disciplina del link porterò alla vostra attenzione, quindi, un paio di esempi che avevo valutato.

Il primo era terribile, volevo goffamente sommare la Francia, patria di monsieur Henry, e l’Inghilterra, nazione che l’ha appena riabbracciato, sperando di ottenere come risultato il Canada, ovvero la terra che ha dato i natali a John K. Samson.

Ora che ho riscritto il procedimento tutto mi sembra ancora più ridicolo.

Il secondo tentativo, invece, aveva delle fondamenta un po’ più solide.

Le due storie, infatti, potrebbero avere delle affinità.

Se ci pensate Tt, andato a svernare nel campionato statunitense, decide di tornare dai suoi Gunners a 34 anni, per aiutare un club che sta vivendo un periodo difficile, e lo fa nel più commovente dei modi, ovvero segnando il goal decisivo entrando a metà del secondo tempo.

John, invece, dopo anni trascorsi in giro per il mondo coi suoi Weakerthans, a insegnare che Joe Strummer, Bob Dylan e J Mascis possono convivere dando vita a un miracolo musicale, decide di farsi un po’ di cazzi suoi pubblicando il suo primo disco solista dopo 15 anni.

In poche parole entrambi si stanno prendendo ora quelle soddisfazioni che, all’apice delle loro carriere, non erano mai arrivate pienamente.

Voglio dire, Henry non ha mai vinto il Pallone d’Oro, lui Raul Gonzales Blanco e Alessandro Del Piero, stando agli albodori, valgono meno di un Sammer, un Owen o uno Schevchenko, deprimente.

John invece fa quello che, da meno di un lustro, fa ogni musicista, ovvero unire folk e indie-rock,  e lo fa meglio di qualsiasi sedicente cantautore ventiseienne anoressico.

Insomma si stanno prendendo una bella rivincita, e io alle rivincite ci credo.

Credo che qualsiasi nodo, in una maniera o nell’altra, sia destinato a venire al pettine, e così, per assolvermi dai miei fallimenti, mi racconto storie, prendo dei riferimenti, dei modelli in poche parole.

Quelli per il 2012 li ho scelti, mi sembra chiaro, ora devo solo capire come applicare le loro dritte alla mia vita, ma temo che quello che mi vogliono insegnare non sia, purtroppo, andare a giocare a calcio in Quebec.

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